Ogni anno più di 3300 persone muoiono per tumore polmonare. Questi numeri arrivano fino a 5700 ed è 50% più probabile per i fumatori. Ma cos’è la causa di queste morti? Scopriamo insieme il gas inerte invisibile che rientra tra i 75 carcinogeni per l’organizzazione mondiale della sanità.
Cos’è il Radon?
Il Radon è un gas nobile radioattivo di origine naturale inodore, incolore e insapore, tutte caratteristiche che non lo rendono percepibile dai nostri sensi e perciò difficile da individuare e da quantificarne la presenza. Il Radon si trova naturalmente nel suolo dal quale si diffonde con relativa facilità mescolandosi con altri gas presenti in atmosfera.
Il Radon deriva dal naturale decadimento del radio, a sua volta derivante dal decadimento dell’uranio, inoltre è classificato come uno dei 75 cancerogeni certi per l’uomo dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dove si trova principalmente
Il Radon si torva in tutti i luoghi di lavoro e abitazioni private, in quanto è presente nei materiali da costruzione e nel suolo. Tuttavia, il radon si trova principalmente nei locali, specie quelli a diretto contatto con il suolo, come cantine, scantinati, taverne, garage, con possibilità di arrivare ad irradiarsi anche negli ambienti dei piani più alti.
Oltre al suolo e alle rocce in cui sono presenti i suoi precursori (uranio e radio), ci sono anche altre vie di trasmissione del radon: pavimentazioni e pareti a contatto con il suolo e non adeguatamente isolate da fratture e fessure, tubature e canalizzazioni non ben sigillate (che andrebbero quindi sempre ben controllate se si vive in una zona più a rischio).
Qual è il pericolo
Il pericolo maggiore del gas radon è correlato all’inalazione e quindi al tumore polmonare: inspirato in quantitativi in eccesso e per periodi prolungati, può infatti provocare seri danni alla salute. Si qualifica come seconda causa di rischio per l’insorgenza di un tumore ed è molto più pericoloso per i fumatori che per i non fumatori.
Gli effetti più dannosi del radon non sono però dovuti al radon in sé, bensì dai suoi “prodotti di decadimento”, cioè ad altri elementi radioattivi non gassosi generati dal radon che essendo elettricamente carichi, si attaccano al particolato dell’aria e penetrano nel nostro organismo tramite le vie respiratorie. Attaccandosi alla superficie dei tessuti polmonari entrano facilmente in profondità nell’apparato respiratorio irraggiando in particolare le cellule dei bronchi, danneggiandone il DNA.
Valori di riferimento e normativa
Molti Paesi hanno emanato delle normative o raccomandazioni per far sì che i livelli di concentrazione del radon non superino determinati valori di riferimento, detti anche “livelli di azione”.
- Nelle abitazioni: la raccomandazione pubblicata nel 1990 dalla Commissione Europea Raccomandazione CEC 90/143 raccomandava un livello di riferimento di 400 Bq/metro cubo per le abitazioni, che tuttavia è stata superata dal rapporto del 2009 dell’OMS WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective, nel quale si raccomanda che i Paesi adottino possibilmente un livello di riferimento di 100 Bq/metro cubo o comunque non superiore a 300 Bq/metro cubo.
- negli ambienti di lavoro: in Italia, con il Decreto legislativo 26/05/00 n. 241, si è fissato un livello di 500 Bq/metro cubo, superato il quale il datore di lavoro deve valutare in maniera più approfondita la situazione e, se il locale è sufficientemente frequentato da lavoratori, intraprendere azioni di bonifica. La concentrazione di radon deve essere misurata in tutti i luoghi di lavoro sotterranei. Inoltre, le Regioni (e le Province autonome di Trento e Bolzano) devono fare una mappatura del territorio per individuare le zone più a rischio e in cui è necessario misurare la concentrazione di radon anche nei locali non sotterranei, con priorità per i locali seminterrati e al piano terra
- nell’acqua potabile: le linee guida fornite dall’Oms e dalla Commissione europea raccomandano un’intensificazione dei controlli se la concentrazione di radon nelle riserve di acqua potabile supera i 100 Bq/litro. La Commissione europea raccomanda azioni immediate oltre i 1000 Bq/litro. In Italia, il Consiglio superiore di sanità ha raccomandato che la concentrazione di radon nelle acque minerali e imbottigliate non superi i 100 Bq/litro (32 Bq/litro per le acque destinate ai bambini e ai lattanti).
Le regioni più a rischio
Questa mappa mostra le regioni italiane in cui sono state trovate le più alte concentrazioni di Radon. Questo tuttavia non vuol dire che nelle regioni in giallo non ci sia il rischio. Ogni azienda, luogo di lavoro e abitazione privata dovrebbe misurare la concentrazione di Radon, specialmente se si passa molto tempo in luoghi confinati senza aerazione.
Gli interventi possibili
Anche se non è possibile eliminare del tutto il radon dagli ambienti in cui si vive, ci sono diversi modi (con diversa efficacia) per ridurne la concentrazione nei luoghi chiusi, tra cui:
- depressurizzare il suolo, realizzando sotto o accanto la superficie dell’edificio un pozzetto per la raccolta del radon, collegato a un ventilatore. In questo modo, si crea una depressione che raccoglie il gas e lo espelle nell’aria esterna all’edificio
- pressurizzazione dell’edificio: aumentando la pressione interna, si può contrastare la risalita del radon dal suolo.
- migliorare la ventilazione dell’edificio
Fondamentale è, poi, fare in modo che per le nuove costruzioni si adottino criteri anti-radon, come sigillare le possibili vie di ingresso dal suolo, predisporre un vespaio di adeguate caratteristiche cui poter facilmente applicare, se necessario, una piccola pompa aspirante ecc.
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